Introducendo il test di noduli tiroidei sospetti per la presenza di galectina-3, eviterebbe un considerevole numero di procedure chirurgiche inutili, secondo un articolo pubblicato il 19 maggio 2008 dal Lancet Oncology. Lo screening dei noduli tiroidei potenzialmente cancerogeni è attualmente inesatto. Infatti, circa l’85% di tutti i noduli rimossi chirurgicamente in realtà sono benigni. L’ attuale preliminare metodo di screening di lesioni per il tumore maligno comporta l’esame morfologico delle cellule all’interno che sono state estratte con una biopsia per ago-aspirato. Tuttavia, sulla base di questo tipo di citologia, è molto difficile distinguere tra cancro e cellule non cancerose della tiroide. Secondo gli autori l’alta prevalenza di noduli tiroidei nella popolazione adulta (19-67% di individui scelti a caso) e la bassa prevalenza di tumori della tiroide, fare la diagnosi di cancro alla tiroide è molto difficile. Galectina-3, che è una molecola che lega specifici zuccheri, che normalmente non si trovano nel citoplasma delle cellule sane della tiroide. Se è presente in maniera anomala, è in grado di bloccare la morte cellulare, portando allo sviluppo del cancro. Per sperimentare l’uso del dosaggio di galectin-3 come metodo di differenziazione tra cellule benigne e maligne e quindi di ridurre il numero di procedure chirurgiche inutili, Armando Bartolazzi dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma, con i suoi colleghi ha effettuato a livello nazionale uno studio in 465 soggetti che avevano noduli tiroidei di dimensioni superiori a 1 centimetro di diametro per cui il tumore maligno non poteva essere determinato. I soggetti sono stati arruolati tra l’1 giugno del 2003 e il 30 agosto del 2006, per la maggior parte donne, di età variante da 21 a 76 anni, con una media di 50 anni. I noduli sono stati rimossi e analizzati con test istologici dopo l’asportazione chirurgica per poter determinare la loro natura. Questi risultati sono stati confrontati con i risultati delle prove con il marker per la galectina-3. Nel 71% (331/465) dei noduli, la galectina-3 non è stata espressa. Di questi noduli negativi, l’85% (280/331) di essi, erano, come previsto, di origine benigna, ma il 9% (29/331) erano cancerose e quindi erano potenziali falsi negativi. Di questi, il 28% (8/29) ha dimostrato diverse espressioni durante il test post-operatorio, suggerendo che il falso risultato avrebbe potuto essere causato da problemi tecnici durante la prova. Gli autori affermano che questo tipo di errore potrebbe essere migliorato con una più specifica formazione tecnica. Infine, la sensibilità di questa prova è pari al 78% (95% intervallo di confidenza: 74-82), ed aveva una specificità del 93% (90-95). Il valore predittivo positivo è stato dell’82% (79-86) e il valore predittivo negativo è stato pari al 91% (88-93). In conclusione, gli autori sottolineano la promessa di questo nuovo metodo di analisi che potrebbe avere una combinazione con gli attuali metodi di diagnosi di noduli utilizzati. Il metodo proposto non sostituisce i convenzionali test citologici dell’ago aspirato, ma rappresenta un metodo diagnostico complementare giungere alla diagnosi. L’approccio corretto per questa caratterizzazione preoperatoria di noduli tiroidei ha sempre bisogno di un’attenta valutazione multidisciplinare di ciascun paziente, secondo il protocollo terapeutico pubblicato nelle linee guida.
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