La FAB, Fidia Advanced Biopolymers, è un’azienda padovana che da anni è impegnata nella produzione di tessuti ingegnerizzati, come la pelle artiï¬ciale, realizzati partendo da cellule del paziente stesso (trapianto autologo, senza possibilità di rigetto). Il protagonista degli scaffold per la neoformazione di pelle è l’acido ialuronico, con cui queste aziende hanno sviluppato nuovi supporti dalle caratteristiche uniche: i biomateriali HYAFF. Completamente costituiti da derivati esteriï¬cati dell’acido ialuronico, i biomateriali HYAFF possiedono una funzione biologica, mediata dal rilascio controllato proprio di quest’acido direttamente al sito di applicazione, e un ruolo strutturale che favorisce l’adesione e l’organizzazione tridimensionale delle cellule afï¬nché possano ricostituire un vero e proprio tessuto. Man mano che le cellule producono la matrice extracellulare, il supporto di HYAFF va incontro ad un naturale processo di biodegradazione, liberando acido ialuronico a sua volta degradato attraverso processi metabolici noti. Il primo passo di questa tecnologia consiste nel prelevare tessuto dal paziente tramite una biopsia della cute. Successivamente devono essere estratte e selezionate unicamente le cellule desiderate (nel caso di pelle i cheratinociti e ï¬broblasti) e messe in coltura per espandersi. Laserskin su cui si notano i cheratinociti che hanno aderito e formato nuovo tessuto. A partire quindi da una piccola biopsia cutanea è possibile replicare in vitro le due principali componenti della pelle: epidermide e derma. Gli innesti ingegnerizzati prodotti dalla FAB sono di due tipi:
- Hyalograft 3D, un tessuto-non-tessuto ricoperto di fibroblasti impiegato in ferite profonde per ricostituire il derma;
- Laserskin, un sottilissimo strato di acido ialuronico esterificato microforato su cui vengono fatti aderire i cheratinociti per formare nuova pelle.
Hyalograft 3D su cui vengono fatti aderire i fibroblasti per riformare il derma. Lo Hyalograft 3D è pronto per l’innesto nel paziente dopo circa 14 giorni dalla biopsia, mentre il Laserskin viene posizionato 7-8 giorni dopo, quando i ï¬broblasti hanno già fatto la loro parte. Questi due dispositivi sono di estrema importanza per la cura delle ulcere croniche, in particolare quelle del piede diabetico, e per curare quelle di origine vascolare, senza considerare uno dei più importanti aspetti che riveste il trattamento dei grandi ustionati. Il piede è una delle parti del corpo più esposte quotidianamente a colpi e sofferenze di ogni genere e diventa estremamente vulnerabile per i soggetti diabetici: col tempo questi danni ripetuti possono portare a ferite che si cicatrizzano lentamente o a infezioni difï¬cili da curare e che, nei casi più gravi, richiedono l’intervento del chirurgo (ulcere croniche). Alla base di questo fenomeno ci sono due motivi: il primo -l’effetto più comune- è un ridotto flusso di sangue negli arti inferiori (soprattutto dal ginocchio al piede), causato dal restringimento delle arterie, il secondo è la progressiva distruzione dei nervi periferici che arrivano al piede e che causano una riduzione della sensibilità (anche di quella al dolore) e della capacità di movimento, oltre che facilitare, a loro volta, la comparsa delle lesioni. I segni che devono far sospettare un disturbo della circolazione locale sono la presenza di ulcere sull’alluce, sul quinto dito, sul tallone e tra un dito e l’altro. Le ulcere sono aree in cui al posto della pelle si forma una piaga circondata da un alone rosso, che tende a infettarsi. Le ulcerazioni del piede sono la maggior causa di morbidità , mortalità , e disabilità nelle persone affette da diabete. In presenza di neuropatia e/o ischimia, la sequenza di traumi minori a ulcerazioni cutanee con difï¬coltà di cicatrizzazione è una causa frequente di amputazione. L’ulcera per sua natura non tende a guarire spontaneamente, anzi può cronicizzare se le cause che l’hanno generata non sono rimosse o quando, pur avendo rimosso le cause eziopatogenetiche, i processi riparativi sono ostacolati. Una lesione che non guarisce dopo 60 giorni è deï¬nita cronica. Cure immediate e appropriate del piede diabetico sono essenziali per prevenire i rimedi estremi (amputazione) e possono consistere nell’utilizzo di pelle ingegnerizzata al ï¬ne di ottenere una buona cicatrizzazione della zona colpita da ulcera cronica. Studi eseguiti in diversi centri hanno dimostrato che l’utilizzo della tecnologia FAB porta a una rimarginazione della ferita in tempi abbastanza rapidi e soprattutto riduce, rispetto agli altri metodi, il rischio di recidiva.
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