C’è un “legame pericoloso” tra le cellule di difesa del corpo, i globuli bianchi, e i vasi sanguigni del cervello. Un legame che è stato scoperto da ricercatori e che potrebbe essere alla base dell’epilessia: studi su topolini hanno infatti evidenziato che bloccando con anticorpi specifici questa interazione, si possono prevenire le crisi epilettiche. La scoperta si deve ai ricercatori coordinati da Gabriela Constantin e Paolo Fabene, dell’Università di Verona, e potrebbe portare a un nuovo trattamento per la cura dell’epilessia.
Come si legge sulla rivista Nature Medicine, anticorpi specifici che impediscono il legame tra leucociti ed endotelio vascolare, mediato da molecole di adesione come le “integrine”, riducono le crisi epilettiche e impediscono lo sviluppo della malattia.
In passato, studi su pazienti epilettici avevano indotto il sospetto che in qualche maniera il sistema immunitario potesse essere coinvolto nell’epilessia: rispetto alle persone sane, infatti, i pazienti presentano un numero maggiore di leucociti nel cervello.
Così, gli studiosi italiani hanno utilizzato topolini epilettici, osservando cosa accade nel loro cervello. In concomitanza di attacchi, i ricercatori hanno osservato nei vasi sanguigni cerebrali dei topi l’interazione tra globuli bianchi neutrofili e la parete dei vasi stessi, l’endotelio. Questo legame avviene tramite proteine di adesione. Gli esperti hanno quindi cercato di impedire il legame leucociti-endotelio utilizzando anticorpi diretti contro le proteine di adesione.
Come supponevano, impedendo questo legame si riducono gli attachi e si prevengono gli attacchi cronici spontanei ricorrenti. Bloccando l’interazione leucociti-endotelio, inoltre, si previene anche la formazione di “crepe” nella barriera ematoencefalica che difende il cervello da intrusioni pericolose. Quando questa barriera perde tenuta, aumenta l’eccitabilità dei neuroni e quindi la possibilità di un attacco epilettico.
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