Quando un ictus colpisce, colpisce duramente il cervello, molte volte causando paralisi, problemi del linguaggio, o perfino la morte. Ora, esiste una nuova arma contro questo nemico mortale del cervello. Il suo nome è Stent System. John Dietz, un paziente americano colpito da ictus, è felice di essere di nuovo in piedi dopo un ictus che lo ha colpito soprattutto al linguaggio. “Ho difficoltà ad esprimere le parole. So perfettamente che cosa vorrei dire, ma non riesco a tirare fuori le parole”. L’arteria cerebrale di John che ha causato l’ictus è stata quasi completamente bloccata. Ora per questo tipo di problema arrivai in aiuto un nuovo piccolo e flessibile stent in grado di aprire le arterie intasate e di evitare quindi che si reincappi in un altro ictus. I rigidi stent tradizionali sono usati per trattare le stenosi cardiache e carotidee. Il nuovo stent ad apertura alare, tuttavia, è progettato per le fragili, arterie curve cerebrali. Abramo Obuchowski, uno neuroradiologo interventista presso il Medical Center di Baltimora dell’Università del Maryland, dice: “Lo stent è più flessibile, in modo da poter attraversare le curve arteriose per arrivare fino al cervello.” Il neuroradiologo guida lo stent con un catetere introdotto nella gamba dall’arteria femorale, risalendo fino ad arrivare al cervello. Poi la copertura di protezione viene rimossa e lo stent si espande automaticamente in modo da aprire l’arteria ostruita. Il materiale che compone lo stent è molto elastico tanto da poterlo deformare, schiacciandolo, ma gli garantisce il ritorno spontaneo nella sua forma originale cilindrica. Questo è, per ora, l’unico dispositivo in grado di evitare una recidiva di ictus, ovviamente originante dalla stessa placca. Una placca trattata con stent ha un efficacia del 99%. Il nuovo sistema di apertura alare dello stent è stato progettato per i pazienti con patologia vascolare aterosclerotica intracranica. Fino ad ora, l’unica opzione di trattamento per questi pazienti è stata la terapia farmacologica come l’aspirina o adattando uno stent cardiaco, che comunque è più rigido, al circolo cerebrale.
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