Una cellula umana prelevata da un paziente malato, un ovocita di mucca privato di nucleo. La cellula viene iniettata nell’ovocita animale e comincia a moltiplicarsi. Il risultato è un archivio molecolare delle malattie, innanzitutto quelle neurodegenerative come il Parkinson e l’Alzheimer, che permetterà di osservare i meccanismi molecolari che scatenano ed eventualmente di sperimentare nuove terapie.
È il progetto che il Professor Stephen Minger, direttore del Laboratorio di biologia delle cellule staminali del King’s College di Londra ha presentato circa un anno fa.
La cellula prelevata da un donatore, in questo caso un paziente colpito da una malattia neurodegenerativa, viene trasferita in un ovocita di mucca privato del nucleo. Quindi l’ovocita comincia a comportarsi come se fosse stato fecondato e la cellula si divide fino a formare un embrione. A sei giorni dalla formazione degli embrioni si cominciano a prelevare le cellule staminali e gli embrioni vengono distrutti dopo 14 giorni. Non si prevede di iniettare nei pazienti le cellule ottenute da questi embrioni, ma di usarle in laboratorio per studiare più da vicino le malattie neurodegenertive.
In Italia sono stati chimati “embrioni chimera” quelli che il Prof. Minger vorrebbe produrre, e immediatamente sono stati bollati da molti come mostruosità . Ma non si tratta ne di chimere né di ibridi, ma di “cibridi” (ibridi per il citoplasma) ossia di embrioni umani che con l’ovocita animale condividono esclusivamente il citoplasma.
L’obiettivo di questa ricerca è quello di produrre linee cellulari estratte da individui con malattie specifiche, in primo luogo quelle neurodegenerative come Parkinson, Alzheimer, distrofia muscolare, malattie legate a disturbi del motoneurone e alcune forme di demenza.
Gli embrioni ibridi, o ibridi citoplasmatici, si ottengono usando un ovocita di mucca privato del nucleo: un ovocita vuoto, privo di identità genetica. Perciò saranno embrioni umani a tutti gli effetti. Quello che si ottiene è un embrione umano, non è un mutante e non sarà mai impiantato in utero.
L’obiettivo della ricerca è estrarre dagli embrioni le cellule staminali e produrre linee cellulari che permettano di studiare in dettaglio i meccanismi delle malattie particolarmente invalidanti e per individuare le alterazioni genetiche coinvolte in esse. La speranza è quella di riuscire a riprodurre in laboratorio il processo nel quale le proteine mutate interagiscono con il normale funzionamento cellulare, distruggendo le cellule nervose. Mettendo a disposizione della comunità scientifica l’archivio di linee cellulari che verranno ottenute. Sulla base di queste informazioni sarà possibile non soltanto studiare a fondo le cause e i meccanismi delle malattie neurodegenerative, ma ci saranno anche le basi per mettere a punto nuove terapie e farmaci per la prevenzione.
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