Il famoso detto “Occhio per occhio, dente per dente” assume oggi un nuovo significato. Rob McNichol ha perso la vista in un incidente sul lavoro, quando la sua faccia venne esposta ad alluminio liquido. Dal giorno dell’incidente Rob si è sottoposto a più terapie, anche a base di cellule staminali, per evitare di rimanere cieco a vita, ma senza successo. Ora però una operazione chirurgica di osteo odonto cherato protesi (OOKP) è riuscita a ridargli la vista in un occhio grazie a un trapianto di dente prelevato dal figlio. L’intervento, messo a punto dal dottor Strampelli, è una tecnica oculistica molto complicata quanto efficace e viene applicata in pazienti portatori di gravi opacità corneali in cui non è possibile effettuare un trapianto di cornea o applicare protesi per il forte rischio di rigetto. Strampelli dimostrò per primo che i tessuti oculari possono integrarsi perfettamente senza alcun rischio di rigetto con sezioni dentarie autologhe (o provenienti da donatori compatibili) complete di legamento alveo-dentario per poter recuperare la vista fino anche ai 10/10 nel 50% dei casi circa. [Immagine TC assiale. Paziente con posizionamento bilaterale di protesi odontogene. A destra si sserva riassorbimento della lamina osteodentaria. A sinilenticolo acrilico. Normale il tessuto adiposo retrobulbare] L’intervento di osteo odonto cherato protesi consiste nel prelevare una lamina osteodentaria, ottenuta da un elemento monocuspidato (in genere il canino) sezionata sul piano longitudinale parallelamente al canale pulpare, comprendendo i tessuti paradentali. La lamina viene poi posizionata, per la successiva integrazione con la mucosa buccale a livello dello spazio sottozigomatico (in questa sede il tessuto connettivo la riveste completamente garantendo un adeguato supporto fibrovascolare periferico che sarà indispensabile per il successivo innesto a livello del globo oculare). La lamina osteodentaria sorregge attraverso un foro a tutto spessore l’elemento trasparente alla luce e cioè il lenticolo acrilico che è fissato con lo stesso cemento impiegato in odontoiatria. La protesi così costituita forma un blocco unico e i fenomeni di rigetto e di espulsione della stessa sono praticamente impossibili a meno che non si verifichino errori tecnici o infezioni da scarsa accuratezza nella preparazione o nella tecnica chirurgica o per processi flogistici della lamina osteodentaria che possono manifestarsi negli anni seguenti. [foto e maggiori informazioni»]
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