Le cellule staminali trovano sempre più spazio nella terapia delle malattie cardiovascolari. A confermarlo arriva la notizia del trapianto di staminali del cuore in un paziente affetto da scompenso cardiaco. L’intervento è stato condotto da ricercatori dell’Università di Louisville (Kentucky) ed è stato approvato dalla Food and Drug Administration, l’ente americano per la protezione della salute. La possibilità di promuovere il differenziamento delle cellule staminali negli elementi che costituiscono il cuore è nota agli studiosi ormai da tempo, tanto che i casi di utilizzo di queste cellule per il trattamento di patologie come l’infarto miocardico acuto sono stati riportati già diversi anni fa sia in Europa, sia negli Stati Uniti. Fra le tecniche utilizzate sono l’infusione intra-coronarica (cioè l’introduzione nelle arterie coronarie) e l’impianto diretto durante un intervento chirurgico. La metodica utilizzata in questo nuovo caso è, invece, unica nel suo genere: le staminali sono state prelevate dal cuore dello stesso paziente e reintrodotte attraverso un’arteria della gamba, da dove hanno raggiunto il muscolo cardiaco. Questa è solo la prima fase di sperimentazione clinica del nuovo trattamento; perciò tutti i pazienti coinvolti saranno controllati per monitorare la funzionalità cardiaca, il flusso sanguigno e le dimensioni del cuore. Quello delle cellule staminali è un campo sempre più promettente. Anche in Italia sono diverse le patologie cardiache che, già in passato, sono state trattate con approcci di questo genere. Nel 2002 i chirurghi dell’Azienda Ospedaliera di Padova hanno condotto il primo trapianto al mondo in cui le staminali sono state iniettate direttamente nel cuore, mentre nel 2003 presso l’azienda ospedaliera San Filippo Neri di Roma sono stati eseguiti per la prima volta in Italia due trapianti autologhi di staminali (cioè con cellule prelevate dallo stesso paziente che è sottoposto al trapianto) in individui operati di by-pass aorto-coronarico.
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