Una recente ricerca ha dimostrato che la sindrome di Asperger, collegata ai disturbi dello spettro autistico, determina una ridotta abilità di mettersi nei panni degli altri. Lo studio, condotto per la Sapienza da Salvatore Maria Aglioti, Ilaria Minio-Paluello e Alessio Avenanti, in collaborazione con Simon Baron-Cohen della Cambridge University e Vincent Walsh dell’University College London, ha gettato luce sulle basi neurali delle difficoltà empatiche riscontrate nelle persone affette dalla sindrome di Asperger. La rivista Biological Psychiatry ha pubblicato un articolo a riguardo nel quale è stata descritte le sperimentazioni condotte al riguardo utilizzando la stimolazione transcranica, tecnica non invasiva di stimolazione cerebrale utilizzata per indagare la risposta cerebrale all’osservazione del dolore altrui. I risultati dimostrano che le persone con sindrome di Asperger non rispondono all’osservazione del dolore altrui a causa della loro ridotta risonanza empatica determinata, a sua volta, dà una risposta a carattere egocentrico, nonostante le persone colpite dalla sindrome abbiano per il resto comportamenti perfettamente adeguati sotto il profilo dei riferimenti morali e siano capaci di atteggiamenti solidali nei confronti degli altri. In un’ottica traslazionale i risultati di questo studio saranno utili per il futuro sviluppo di interventi mirati a migliorare le abilità empatiche in soggetti senza specifici deficit in generale e nei soggetti con disturbi dello spettro autistico in particolare. La sindrome di Asperger (abbreviata in SA, o AS in inglese) è un disordine pervasivo dello sviluppo imparentato con l’autismo e comunemente considerato una forma di autismo “ad alto funzionamento”. Il termine “sindrome di Asperger” venne coniato dalla psichiatra inglese Lorna Wing in una rivista medica del 1981; lo chiamò così da Hans Asperger, uno psichiatra e pediatra austriaco il cui lavoro non venne riconosciuto fino agli anni novanta. In generale si ritiene che si tratti di un tipo di autismo caratterizzato dalla difficoltà nelle relazioni sociali piuttosto che da un’alterazione della percezione, rappresentazione e classificazione della realtà , come nell’autismo classico. [maggiori informazioni | foto wikipedia]
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