Nuove speranze per i malati di diabete di tipo 1 arrivano dal congresso European Association for the Study of Diabetes (EASD) 2008: si tratta di speciali nanocapsule per il trapianto di isole pancreatiche con immunosoppressione localizzata. Camillo Ricordi, direttore scientifico del Diabetes Research Institute dell’Università di Miami, a margine della conferenza stampa di apertura lavori, spiega così lo studio delle speciali nanocapsule: «Si tratta di un apparecchio in materiale biocompatibile (plastica o titanio) simile ad una medaglia, realizzato come una rete sottilissima porosa che lascia passare all’interno vasi e sostanze nutritive. Una medaglia di 1 per 4 cm e dallo spessore di mezzo centimetro. Al suo interno – continua Ricordi – racchiude isole pancreatiche, i fattori di crescita e i farmaci immunosoppressori, che vengono liberati solo lì dove servono». Le cellule beta sono le più numerose tra quelle presenti nel pancreas (circa il 60%) e occupano le zone più interne delle isole pancreatiche o isole di Langerhans (gruppi di cellule ad attività endocrina) e secernenti insulina. Tali cellule sono quindi in grado di controllare i livelli ematici di glucosio secernendo insulina, ormone ipoglicemizzate, in risposta ad un aumento della glicemia. Questo ormone agisce a livello del fegato, dei muscoli scheletrici e del tessuto adiposo aumentando la quantità di glucosio che entra nelle cellule e che quindi viene utilizzato per produrre energia. Il trapianto di isole è una procedura che, contrariamente alle attese, ha lasciato poche speranze ai trapiantati, in quanto già dopo un paio di anni si ripresentava il problema della carenza di insulina. Ora invece il professor Ricordi afferma: «Stiamo mettendo a punto nuovi mix di farmaci da immunosoppressione per arrivare all’insulinoindipendenza. Se gli studi continueranno a dare risultati positivi, tra 5-7 anni le nanocapsule diverranno una realtà per tutti i malati di diabete di tipo 1. Certo, a quel punto tutti i pazienti chiederanno un trapianto di isole pancreatiche e si presenterà a gran voce il problema dei donatori. In Italia, a fronte di 1.200 donatori, ci sono un milione e mezzo di pazienti, per non parlare degli Stati Uniti, dove per 6.000 donatori registriamo circa 20 milioni di potenziali riceventi ecco perché è fondamentale continuare a studiare le staminali embrionali. La ricerca non può arrestarsi». Insomma il professor Ricordi vede per i malati di diabete di tipo 1 un dispositivo da impiantare nel Pancreas con all’interno un mix di sostanze tra cui cellule beta, la cui produzione dovrà quasi sicuramente essere affidata ai laboratori, partendo da cellule staminali. Nella foto, realizzata da Chistin Sà¼àŸ, Jakob Suckale e Michele Solimena della University of Technology (Dresden, Germania) si può osservare un’isola pancreatica di topo: in verde l’insulina, in rosso il glucagone e in blu i nuclei. [foto e dati wikipedia]
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