Per la prima volta gli scienziati hanno usato cellule staminali embrionali umane per predire gli effetti tossici dei farmaci e per fornire gli indizi chimici per diagnosticare le malattie. L’articolo completo è stato pubblicato in questa settimana su Stem Cells and Development in cui si parla del team della UW-Madison, guidato dalla dottoressa Gabriela Cezar, che ha impiegato delle cellule staminali per ottenere e identificare i segnali chimici secreti dalle cellule una volta esposte a un farmaco conosciuto per causare l’autismo. Il lavoro svolto è di fondamentale importanza perché è il primo passo verso l’impiego di cellule staminali non solo per verificare la sicurezza, ma anche per usarle direttamente nella creazione di nuovi farmaci. Un’alternativa bioetica e sicuramente più precisa e dettagliata degli attuali test su modello animale. Infatti, la ricerca ha dimostrato che le cellule staminali possono avere un’applicazione clinica di primo piano come biomarker, tanto quanto il colesterolo o lo zucchero nel sangue lo sono per prevedere malattie cardiovascolari e diabete. Nel dettaglio, si è esposto alle cellule progenitrici del sistema nervoso un farmaco usato nel trattamento dell’epilessia e dell’emicrania conosciuto per causare l’autismo in una piccola percentuale di pazienti. Le cellule entrate in contatto hanno prodotto quantitativi superiori di segnali chimici come il glutammato, che in quantità eccessiva uccide i neuroni. Da qui la possibile insorgenza in soggetti predisposti dell’autismo. [maggiori informazioni]
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