Bioingegneri del Rensselaer Polytechnic Institute (New York) hanno trasformato un polimero, trovato in comuni alge marine marroni, in un dispositivo –scaffold biodegradabile– che può supportare la crescita e il rilascio di cellule staminali nel sito prestabilito. La scoperta sarà pubblicata sull’edizione di Biomaterials di dicembre ed è destinata a segnare un importante passo nello sviluppo di terapie bioingegneristiche “a base” di cellule staminali. Lo scaffold di alginato, questo il nome del materiale, è una specie di cultura cellulare che si degrada nell’organismo con una cinetica controllata, realizzando -entro certi limiti- come, quando e dove si vuole far attivare la crescita delle cellule pluripotenti. L’estratto di alga (un complesso di carboidrati) viene mescolato con il calcio per ottenere il cosiddetto gel di alginato e quindi inserito in una specie di rete rigida tridimensionale per prendere la forma. Le aspettative su questo mix di cellule staminali e polimero sono molte: si pensi infatti alle innumerevoli, per non dire infinite, terapie attuabili, ad esempio nel caso di fratture ossee o in altri tessuti danneggiati come medicina rigenerativa. Nella foto sopra: nel cerchio nero una cellula staminale che sta proliferando, mentre nel cerchio bianco la lisi dell’alginato. [maggiori informazioni]
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