I produttori di farmaci stanno sempre più migliorando il sistema di rilascio dei principi attivi una volta introdotti nel corpo. La teoria alla base è quella di produrre dei contenitori in grado di disciogliersi in punti prefissati dell’apparato digerente del paziente per rilasciare i medicinali ove necessario; questa pratica, per quanto già utilizzata, non viene però considerata precisa, visto che ci si basa su variabili che potrebbero modificarsi in modo non trascurabile da malato a malato. La Philips è intervenuta dando una soluzione diversa dall’attuale, che non lascia però nascondere qualche perplessità : si parla infatti di pillole controllate in remoto. Grazie ad una risonanza magnetica sarà possibile registrare in ogni momento il punto in cui si trova la pillola, per farle così rilasciare il principio attivo al momento giusto. Due fattori fanno però storcere il naso: il primo, su cui l’azienda sta lavorando, riguarda la possibilità di riutilizzare queste pillole, visto che potrebbero non avere un costo così ininfluente; la seconda, decisamente più importante, riguarda la sfera d’utilizzo che -attualmente- richiede un macchinario non certo disponibile in tutte le case (risonanza magnetica) e che quindi legherebbe la terapia al soggiorno in una struttura di cura. Dovrebbero infine essere chiarite anche le situazioni avverse: se il trasmettitore smettesse di funzionare che succederebbe alla pillola Philips? [via coolest-gadgets]
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