Dal congresso dell’International Society for Heart Research (ISHR) da Michael Rosen del centro di terapia molecolare alla Columbia University di New York, aprono una nuova prospettiva di cura per il cuore malato: il pacemaker biologico. Non si tratta di un vero e proprio dispositivo, ma sarà un’iniezione mirata di cellule staminali in grado di riparare quelle cardiache danneggiate e potrebbe essere a disposizione dell’uomo entro pochi anni, come precisato da Claudio Rapezzi dell’Università di Bologna. Il pacemaker biologico è stato studiato per agire sul nodo seno-atriale, la parte del cuore che regola i battiti, “rigenerando” le cellule non più in grado di dare l’impulso di contrazione agli atri e di conseguenza anche ai ventricoli in modo corretto. Tra le altre novità presentate al convegno anche un nuovo farmaco, di scoperta italiana, per regolare il battito di chi ha una frequenza troppo elevata. L’ivabradina, già approvata dall’ente europeo per il controllo dei farmaci (Emea) per l’angina è in fase di studio per il ritmo cardiaco troppo elevato e dovrebbe arrivare nel nostro paese entro quest’anno. “Fino ad ora spiega Roberto Ferrari, presidente del Congresso – per abbassare un ritmo cardiaco eccessivo avevamo a disposizione due classi di farmaci che purtroppo avevano altri effetti, spesso negativi. Adesso per la prima volta possiamo contare su un farmaco che rallenta unicamente il battito”.
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