L’idea di marcare proteine con molecole fluorescenti per visualizzarne l’attività non è nuova, ma nessuno era mai riuscito a farlo con Quantum Dots (punti quantici) legati alla proteina in modo covalente. I vantaggi sono che i Quantum Dots emettono molta più luce delle molecole usate finora e il legame covalente permette di seguire proteine e cellule per tempi molto più lunghi. Le attuali GFP (green fluorescent protein) impiegate nella ricerca, sono proteine molto voluminose e tra le altre cose ha spesso un’azione citotossica che quindi comporta, o forse sarebbe meglio dire comportava, una degradazione inevitabile dei risultati. Con la nuova proteina, ribatezzata profluorescent, è possibile catturare immagini delle complicatissime interazioni tra le regioni ripiegate (struttura tridimensionale ottenuta piegando su se stesse le catene lineari di amminoacidi) della singola proteina o di un gruppo di proteine all’interno di una cellula viva. Alanna Schepartz, pioniera di questa tecnica, afferma che grazie a questa nuova strategia operativa sarà possibile identificare la conformazioni di specifiche proteine e la loro interazione nei casi specifici di alcune patologie gravi come Alzheimere e Parkinson. [maggiori informazioni]
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