Grazie ad una nuova metodologia basata sulla bioluminescenza sarà possibile diagnosticare precocemente in vivo il cancro dell’occhio, senza ricorrere a metodi invasivi come la biopsia. È quello che ipotizzano i ricercatori dell’ Università di Shangai, che hanno messo a punto una nuova tecnica, detta BLI (bioluminescence imaging), che si basa sulla visualizzazione della luce emessa da un organismo o da una parte di esso. Durante lo studio, pubblicato sulla rivista Investigative Ophthalmology & Visual Science, gli scienziati hanno ingegnerizzato geneticamente le cellule del retinoblastoma umano (RB), una grave forma di cancro dell’occhio che colpisce i bambini fin dalla tenera età , inserendo in esse i geni per la GFP (green fluorescent protein) e la Luciferasi; due proteine in grado di generare, rispettivamente, il fenomeno della fluorescenza e della bioluminescenza. Le cellule RB modificate sono state iniettate in topi da laboratorio immunosoppressi, nei quali hanno indotto lo sviluppo del cancro. Grazie alla bioluminescence imaging è stato possibile visualizzare la crescita delle cellule cancerose e la formazione delle metastasi in diversi distretti corporei, già dalle prime fasi di sviluppo. L’applicazione di questa tecnica negli esseri umani potrebbe favorire quindi una sensibile localizzazione, qualitativa e quantitativa del retinoblastoma, garantendo una diagnosi non invasiva e, soprattutto, molto precoce consentendo un trattamento chemioterapico immediato e più efficace. Da: Experimental Center, First People’s Hospital, Shanghai Jiaotong University, Shanghai, China. Ji X, Cheng L, Wei F, Li H, Wang M, Tian Y, Chen X, Wang Y, Wolf F, Li C, Huang Q. [foto wikipedia]
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