Il Prof. Cristiano Rumio del Dipartimento di Morfologia Umana dell’Università degli Studi di Milano ed il Dott. Alessandro Perra, Direttore Scientifico dei laboratori di ricerca della GUNA Spa, hanno presentato questa mattina a Milano i sorprendenti risultati dello studio scientifico sugli effetti di bassi dosaggi di interleuchine nella cura dell’asma allergico, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Pulmonary Pharmacology & Therapeutics, indicizzata in Medline. La presentazione, svoltasi al Circolo della Stampa di Milano, è stata introdotta dal saluto del Presidente del Consiglio Comunale di Milano dott. Manfredi Palmeri, che si è complimentato con i ricercatori per l’eccezionale risultato conseguito, frutto di importanti sinergie sul territorio milanese. Si tratta di risultati straordinari, che aprono una nuova frontiera sulle possibilità di utilizzo clinico di queste molecole biologiche (altrimenti non utilizzabili ad alti dosaggi farmacologici a causa dei gravi effetti collaterali) e delineano un nuovo scenario nella cura di tutte le malattie allergiche. I ricercatori dell’Università di Milano, con il supporto del Dipartimento Scientifico di Guna Spa, hanno dimostrato, in un modello animale (topi), che i bassi dosaggi di interleuchine provocano gli identici effetti degli alti dosaggi nel ridurre drasticamente le condizioni di iper-reattività bronchiale e la sintomatologia clinica, senza causare gli stessi effetti collaterali. L’elemento maggiormente innovativo dello studio, iniziato nel gennaio 2008, riguarda la particolare tecnica farmaceutica denominata SKA (Sequential Kinetic Activation), standardizzata dai laboratori di ricerca GUNA per la preparazione dei rimedi omeopatici, con la quale sono state attivate le soluzioni low dose di interleuchine. Le soluzioni “low dose” preparate con il metodo SKA si sono mostrate terapeuticamente efficaci senza presentare alcun effetto collaterale. Una nuova frontiera nel campo dell’industria farmaceutica e della Biologia Molecolare sta probabilmente nascendo e i ricercatori italiani sono all’avanguardia in questo campo. Una nuova speranza di cura per i pazienti allergici, che solo in Italia rappresentano il 20% della popolazione, sembra delinearsi all’orizzonte. Poter correggere le alterazioni del sistema immunitario con l’uso delle interleuchine rappresenta oggi uno dei campi di ricerca più affascinanti ed innovativi della Biologia Molecolare applicata alla Medicina. Abstract dello studio La patologia allergica, come molte altre patologie del Sistema Immunitario, può essere interpretata come l’espressione di un’alterazione della cosiddetta “bilancia immunitaria”. Nel caso della malattia allergica, le cellule immunitarie chiamate Th2 (Linfociti T helper 2) sono “iper-espresse”, cioè lavorano in eccesso rispetto ad un’altra famiglia di cellule immunitarie chiamata Th1(Linfociti T helper 1). E’ questa caratteristica alterazione del Sistema Immunitario dei soggetti allergici la causa profonda della loro malattia: come si dice in Immunologia, è lo “switch Th1/Th2” il vero “peccato originale” delle allergie, lo squilibrio tra queste due famiglie di linfociti.Un ruolo predominante nella funzione dei linfociti Th (Linfociti T helper) è giocato da particolari molecole biologiche chiamate interleuchine. Esse possono essere considerate alla stregua di messaggeri capaci di informare le cellule immunitarie e di controllarne la funzione, anche quella dei linfociti Th, veri e propri “direttori d’orchestra” del sistema immunitario, da cui dipende il destino in senso positivo (guarigione) o negativo (malattia) di molte condizioni patologiche, tra cui l’allergia. Poter correggere le alterazioni del sistema immunitario con l’uso delle interleuchine rappresenta oggi uno dei campi di ricerca più affascinanti ed innovativi della Biologia Molecolare applicata alla Medicina. Due di queste interleuchine, in particolare la IL-12 e l’Interferone-, hanno la capacità di ridurre la funzione dei Linfociti Th2 (iper-espressi nel soggetto allergico) e la produzione, da parte di questi, di sostanze capaci di innescare la cascata di eventi fisiopatologici che portano alla manifestazione della sintomatologia allergica. Questi percorsi ezio-patogenetici1 sono conosciuti da tempo dagli allergologi e dagli immunologi, ma l’applicazione clinica di queste conoscenze si è da sempre arenata contro lo scoglio degli effetti collaterali che le interleuchine “antiallergiche”, IL-12 e Interferone-, mostrano (quando impiegate ad alti dosaggi, quelli normalmente utilizzati fino ad oggi). Lo studio pubblicato su Pulmonary Pharmacology & Therapeutics ha dimostrato, in un modello animale (topi), gli effetti terapeutici di bassissimi dosaggi di interleuchine attivati secondo una particolare tecnica farmaceutica denominata SKA (Sequential Kinetic Activation). I bassi dosaggi utilizzati nello studio hanno mostrato gli identici effetti degli alti dosaggi nel ridurre le condizioni di iper-reattività bronchiale, nel ristabilire i normali livelli di attività dei linfociti Th2, nel ridurre drasticamente la sintomatologia clinica. L’attività antiasmatica dei bassi dosaggi è stata confermata anche dagli esami istologici e dalla conta cellulare nel fluido di lavaggio bronco-alveolare (conta degli eosinofili: uno dei più importanti indici di laboratorio per la diagnosi di allergia). Anche le Ig-E specifiche (elemento fondamentale della manifestazione allergica) sono state significativamente inibite dal trattamento con i bassi dosaggi di interleuchine attivate. L’elemento innovativo dello studio dei ricercatori italiani – che è valso il giudizio di “INTRIGUING WORK” e “”¦THE STUDY SUGGESTS A NOVEL APPROACH FOR THE CURE OF ASTHMA” da parte dei referees della Rivista – deriva da una parte dalla scoperta della particolare associazione delle due Interleuchine, IL-12+Interferone- (insieme mostrano effetti superiori rispetto alla somma dei singoli effetti), dall’altra dal fatto che il “sogno scientifico” di poter utilizzare molecole biologiche come le interleuchine a bassi dosaggi (gli unici possibili per non avere effetti collaterali) diventa oggi possibile grazie alla particolare procedura farmaceutica utilizzata nella produzione delle molecole impiegate nello studio. Si è infatti dimostrato che solo le soluzioni low dose di interleuchine preparate secondo il metodo SKA sono terapeuticamente efficaci tanto quanto le alte concentrazioni farmacologiche ma senza gli effetti collaterali di queste ultime. I bassi dosaggi non attivati secondo le procedure SKA hanno viceversa mostrato un’attività biologica ed un effetto terapeutico pari a 0. Una nuova frontiera nel campo dell’industria farmaceutica e della Biologia Molecolare sta probabilmente nascendo e i ricercatori italiani sono all’avanguardia in questo campo. Una nuova speranza di cura per i pazienti allergici, che solo in Italia rappresentano il 20% della popolazione, sembra delinearsi all’orizzonte.
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