I ricordi di quando eravamo bambini appaiono, spesso, dai contorni sfumati, eppure la capacità di conservare le informazioni nel tempo si sviluppa ben prima della nascita. In uno studio pubblicato da Child Development, un gruppo di ricercatori olandesi ha dimostrato che già feti di 30 settimane d’età possiedono una memoria a breve termine. La ricerca, svolta presso il Centro Medico Universitario di Maastricht e il Centro Medico Universitario St Radboud, ha coinvolto cento donne tedesche in stato di gravidanza e ha previsto la misurazione della risposta a stimolazioni vibroacustiche ripetute. Le reazioni monitorate nel feto sono stati i movimenti del tronco, osservati mediante uno scanner a ultrasuoni. Questo approccio ha permesso agli studiosi di capire in quale momento della gestazione si stabiliscono le capacità di apprendimento e di memoria, quanto dura quest’ultima e se memoria e apprendimento dipendono dall’età del feto. In particolare, è stata osservata una memoria a breve termine, della durata di 10 minuti, in feti di 30 settimane, mentre a 34 settimane la sua permanenza è di 21 giorni. Tale fenomeno è detto assuefazione: dopo aver ricevuto una serie di stimoli il feto non risponde più ad essi. Se, poi, vengono effettuate nuove stimolazioni il feto è in grado di ricordarlo e il numero di stimolazioni necessarie per ottenere l’assuefazione diminuisce fortemente.Il primo studio di questo tipo nel feto risale al 1925; da allora sono state condotte diverse ricerche, che avevano suggerito che la memoria abbia inizio nel periodo prenatale, senza, però, riuscire a determinare quando ciò avvenga esattamente. L’assuefazione è considerata una forma di apprendimento che svolge un ruolo fondamentale per lo sviluppo dell’attaccamento alla madre e del suo riconoscimento, per imparare a nutrirsi tramite l’allattamento e a parlare. Inizialmente si presenta in una forma rudimentale che va accrescendosi durante lo sviluppo dell’individuo; infine, ogni soggetto svilupperà una memoria a breve termine, che dura da pochi secondi ad un paio d’ore, una memoria a lungo termine, che può durare ore o mesi e una memoria permanente, che può accompagnare la persona per tutta la vita. Inoltre, si ritiene che l’abitudine richieda un sistema nervoso integro e funzionante; per questo motivo studi di questo tipo possono consentire di risolvere e prevenire alcune sue anormalità . Secondo gli autori ciò permetterà “la prevenzione o cure supplementari nei primi anni di vita e, di conseguenza, un numero minore di problemi nella vita seguente”. Fonte: Dirix, CEH, and Nijhuis, JG Jongsma, HW (University Medical Centre St. Radboud), and Hornstra, G. Aspects of Fetal Learning and Memory. Child Development, Vol. 80, Issue 4
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