La percentuale di donne che si sottopongono alla risonanza magnetica per individuare l’eventuale presenza di tumori al seno è in continuo aumento, grazie soprattutto a tutte quelle associazioni senza scopo di lucro che costantemente cercano di sensibilizzare l’opinione pubblica. La cosa strane a cui si sta assistendo è che l’aumento di screening, insieme alla disponibilità di strumentazione sempre più sofisticata in grado cioè di dare maggiore risoluzione spaziale, ha portato un incremento nel numero dei falsi positivi. Infatti, la risonanza magnetica è un esame diagnostico molto sensibile e accurato che permette al medico di “vedere” non soltanto le lesioni cancerose, ma anche lesioni non cancerose. Il difficile compito dello specialista quindi è distinguere il tipo di lesione visualizzato dalla risonanza, così -spesso per un eccesso di prudenza- si tende a non correre rischi, optando per la scelta più impegnativa quale la mastectomia. Questa tesi è stata dimostrata in uno studio americano, in cui si è rilevato come le donne che erano ricorse alla risonanza magnetica sceglievano la mastectomia nel 52 per cento dei casi contro un 41 per cento di coloro che invece non si erano sottoposte all’esame. Secondo Pierfranco Conte, oncologo all’Università di Modena, benché manchino dati precisi come quelli che hanno presentato gli americani, questa tendenza si comincia a notare anche in Italia. «È indispensabile -commenta Conte- fare diagnosi di malattia pericolosa per il paziente, non di un’entità biologica che invece non incide sulla sua vita. Indagini troppo sofisticate come la risonanza magnetica, che è utile nelle donne giovani a alto rischio di tumore, potrebbero spingere, in altri casi, a un aumento di interventi inutili». [via Corriere]
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