I ricercatori della University of California a Los Angeles (UCLA), semplicemente modificando i farmaci chemioterapici sono stati in grado, servendosi dell’esame PET (tomografia ad emissione di positroni), di visualizzare il funzionamento del sistema immunitario e quindi la sua risposta al trattamento contro il cancro. La nuova tipologia di esame diagnostico messa a punto permetterà agli oncologi di monitorare e valutare l’efficacia della terapia per combattere il tumore. Il team è riuscito a studiare la funzionalità del sistema immunitario basandosi sulle caratteristiche dei processi biologici di ciascuna cellula immunitaria e sviluppando una speciale sonda in grado di rilevarli. L’articolo è stato pubblicato su Nature Medicine e spiega come gli scienziati siano riusciti a studiare i processi cellulari senza l’impiego di traccianti o radionucleotidi (atomi con un nucleo “instabile” che spontaneamente decade emettendo radiazioni), grazie all’individuazione di un processo chiamato “percorso di salvataggio del DNA“. Come è noto, la pericolosità delle cellule cancerogene sta nella loro velocità anomala di riproduzione che le permette di formare grosse masse tumorali in pochissimo tempo. In questo meccanismo spietato la richiesta di DNA è elevata, mentre i linfociti e macrofagi sembrano essere “assopiti”. Da qui la scoperta di un enzima assente nei processi di rigenerazione di DNA nelle cellule tumorali. I clinici si sono serviti di cavie da laboratorio a cui era stata precedentemente iniettato un farmaco chemioterapico in grado di penetrare la membrana delle cellule del sistema immunitario, mentre in caso di assenza di alterazioni non si deposita. Il sistema messo a punto, consiste in una sorta di microscopio molecolare con il quale è possibile valutare la funzionalità del sistema immunitario per capire come e se la terapia anti-tumorale stia facendo effetto. [via medgadget]
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