Il disco intervertebrale degenerato con formazione di ernia non si asporta più per effettuare una fusione vertebrale o inserire una protesi, bensì lo si “aggiusta” grazie alle tecniche di trapianto autologo messe a punto dall’ingegneria tissutale. L’importante innovazione è stata introdotta per la prima volta in Lombardia dal professor Giustino Tomei, primario di neurochirurgia all’ospedale di Varese. Ne ha dato notizia Varesenews.it. Tecnicamente si chiama trapianto di disco lombare costituito da condrociti discali autologhi prelevati dal paziente stesso e poi fatti amplificare in laboratorio. Una forma di autotrapianto, che prevede un radicale cambiamento da parte del neurochirurgo rispetto alle attuali tecniche operative: il disco erniato con protusioni nel canale spinale, infatti, non viene più considerato come qualcosa da eliminare, ma come qualcosa da sottoporre a riparazione biologica per permettere di tornare al pieno funzionamento della colonna vertebrale. «Questa procedura – spiega il Prof Tomei e il Dr. Dario – si colloca nel filone della medicina riparativa e, in particolare, in quelle tecniche che permettono di riparare il disco intervertebrale producendo il materiale discale che lo costituisce per via naturale. In Germania queste tecniche stanno diventando di uso comune, con benefici dimostrati, mentre in Italia vengono praticate in pochissimi centri». ”¨Tra questi, la Neurochirurgia del Circolo che, grazie alla collaborazione del Centro di ricerca interdisciplinare di patologia e chirurgia del rachide dell’Università dell’Insubria, ha accolto con interesse questa terapia. Al momento questa tecnica è riservata ai pazienti giovani con ernie discali recidive in modo da prevenirne l’ulteriore formazione e di limitare l’abbassamento dello spazio tra due piatti vertebrali. Lo dimostra il caso clinico che ha avviato anche in Lombardia questa nuova procedura. La paziente, una donna di 50 anni, era già stata operata di ernia al disco lombare in un altro ospedale ma in poco tempo aveva sviluppato una recidiva che le causava forti dolori invalidanti alla gamba, tali da immobilizzarla. La paziente si è quindi rivolta alla Neurochirurgia di Varese dove i medici, visionato il caso, hanno deciso di intervenire asportando l’ernia con l’ausilio del microscopio operatorio e, al tempo stesso, di procedere con il trapianto discale. Durante l’intervento si è quindi asportato anche del materiale discale che è stato poi inviato ad un centro specializzato in Germania che si occupa di medicina molecolare e ingegneria tissutale. Dopo tre mesi, durante i quali il materiale è stato fatto espandere per ottenere il numero di condrociti discali utili all’intervento, si è proceduto al reimpianto del materiale. Normalmente il reimpianto si esegue in anestesia locale con tecnica percutanea, ma in questa paziente, per una particolare conformazione anatomica, si è dovuti procedere al reimpianto per via chirurgica. La paziente sta bene e sta ora seguendo il follow up al fine di ottimizzare il risultato del trapianto.
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