Gli effetti collaterali possono aiutare

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L’aspetto più frustrante nello sviluppo di un farmaco è sicuramente dovuto agli effetti imprevisti su parti del corpo umano differenti da quelle obiettivo.

Può quindi succedere che un principio attivo perfettamente funzionante nei test di laboratorio e nei primi screening clinici, risulti poi avere effetti debilitanti o non funzionare affatto quando viene esposto ad una popolazione più ampia. Ovviamente, dove si presenta una sfida appare sempre una possibilità  nuova e proprio questo devono aver pensato alla Pfizer, quando un farmaco conosciuto come Sildenafil, pensato per il cuore, ha riscontrato un interessante “effetto collaterale”. Quel farmaco ora lo conosciamo come Viagra.

Questo stesso esempio è stato citato dagli autori di una ricerca apparsa su Science di questo luglio. Partendo dal presupposto che principi attivi con simili caratteristiche chimiche, e quindi effetti comparabili sull’organismo, hanno in comune molti effetti collaterali, gli studiosi europei hanno utilizzato tecniche di data mining per incrociare i dati di 746 farmaci presenti sugli scaffali delle farmacie.

Il loro scopo era quello di individuare composti con proprietà  chimiche anche molto differenti che potessero avere un effetto voluto (ma non originariamente previsto) simile sull’organismo. Uno degli obiettivi del data mining è infatti quello di individuare nuove informazioni (in questo caso, interessanti interazioni con proteine) a partire da una “montagna” di dati poco rilevanti (gli effetti collaterali). È possibile, e in effetti probabile, che esistano farmaci pensati per una certa proteina che agiscono meglio su una completamente diversa.

I risultati sono incoraggianti: il loro studio ha individuato oltre 2900 coppie di farmaci che hanno in comune lo stesso obiettivo, delle quali 950 erano già  conosciute, ovvero 5 volte il numero che si sarebbe ottenuto se queste coppie fossero state individuate con scelte casuali.

Dopo aver ristretto il campo di indagine, la ricerca è continuata con dei test in vitro tra farmaci appartenenti a diverse categorie terapeutiche, per verificarne l’effettiva similitudine.
Dei 20 test effettuati, 13 hanno dato risultati positivi.

Prima di poter utilizzare queste interessanti scoperte nella realtà  saranno naturalmente necessari altri esperimenti e test clinici. Quanto ottenuto finora ci fa comunque ben sperare per le nuove possibilità  di ricerca che apriranno strade ancora non battute nel campo della farmacologia.

[via ars technica | foto ABC News: Giulio Saggin]

Publicato: 2008-07-16Da: Marketing

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