Le proprietà antiossidanti e l’efficacia protettiva nei riguardi delle malattie cardiovascolari del tè verde, come del vino rosso e del cioccolato fondente, erano già state ipotizzate da un ampio studio condotto in Giappone su un campione di 45.000 persone. Oggi uno studio svolto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Padova, guidati dal professor Gian Paolo Rossi, confermerebbe e chiarirebbe per la prima volta al mondo i meccanismi dell’azione protettiva cardiovascolare del tè verde, in contrasto con quanto già affermato dalla FDA. Il tè verde riesce a normalizzare la funzione dell’endotelio, il rivestimento interno delle arterie, rimuovendo così dal circolo i radicali liberi dell’ossigeno che distruggono l’ossido nitrico (NO), un gas normalmente prodotto dall’endotelio sano, che contribuisce al buon funzionamento delle arterie. La pressione arteriosa del sangue è regolata da un meccanismo molto complesso e preciso che inizia nei reni: qui viene prodotto l’ormone renina, che poi nel fegato viene trasformato in angiotensina I e infine nei polmoni in angiotensina II con l’aiuto dell’enzima ACE (Angiotensine converting enzyme). Se il meccanismo si altera a causa di vari fattori si può avere un eccesso di produzione di angiotensina II. Questo fa si che si stimoli una maggiore produzione di aldosterone nei surreni che causa ritenzione di sodio e di acqua. L’aumentato volume idrico assieme al restringimento dei vasi provoca un aumento della pressione. I risultati ottenuti dai ricercatori padovani, pubblicati sulla rivista American Journal of Hypertension, costituiscono un progresso verso il trattamento con rimedi naturali dell’ipertensione e quindi non farmacologici. Ora i ricercatori stanno valutando gli effetti del tè verde anche sulla fibrosi del cuore e del rene. [foto wikipedia]
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