Grazie a due gemelle identiche del Kent si potrà forse sviluppare presto una cura migliore per la leucemia. Per la prima volta si è riusciti a identificare la presenza anormale di cellule staminali che vanno ad alimentare la malattia. La speranza ora è quella di riuscire a produrre farmaci intelligenti che vadano ad agire veramente dove servano, diminuendo gli effetti indesiderati per il paziente. «L’attuale cura – afferma il dottor David Grant del Centro di ricerca contro la leucemia- è assi forte e provoca notoriamente molteplici effetti avversi, proprio per la mancanza di un vero obiettivo da “colpire” nell’organismo». Quando i medici hanno diagnosticato la leucemia a Olivia Murphy, una bambina di 4 anni, hanno subito compreso di avere davanti un caso chiave per la ricerca di una cura. Infatti, la sorella Isabella possiede lo stesso identico patrimonio genetico (gemella omozigote), ma è sana. Così, comparando il sangue proveniente dalle due bambine si è visto che entrambe possiedono cellule pre-leucemiche come risultato di una mutazione genetica a cui già la madre era affetta. Per qualche motivo però queste cellule sono rimaste dormiente in Isabella mentre in Olivia devono avere trovato un segnale tale da risvegliarle, ad esempio un’infezione infantile, che di fatto le ha trasformate in cellule staminali anormali. Il risultato è lo sviluppo della leucemia. Al momento circa il 90% dei bambini affetti da leucemia vengono curati con farmaci molto tossici che portano alla morte circa l’1% dei piccoli pazienti che lo assumono.
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