A poche ore dall’autorizzazione del Cda dell’Aifa alla commercializzazione della pillola abortiva RU 486 in Italia, sono già scattate le polemiche. In primis la reazione del Vaticano: “Un delitto da scomunica!”, seguono le dichiarazioni del Movimento per la vita che vede nella nuova pillola un modo per banalizzare l’aborto, inutile e superfluo elencare tutte le dichiarazioni rilasciate, sarebbero veramente troppe e assolutamente discordanti tra loro. RU 486, è stata approvata nelle prime ore della serata di ieri, con 4 voti a favore e uno contrario, sarà quindi disponibile sui banchi delle nostre farmacie, sotto prescrizione medica in confezioni da 1 o 3 pillole, ad un prezzo rispettivamente di 14,28 euro e 42,80 euro. Mettendo da parte costi e opinioni, è bene vedere nel dettaglio cos’è effettivamente RU 486. RU 486 è l’ultima frontiera dell’aborto chimico-farmacologico, il principio attivo è il mifepristone autorizzato in Italia dalla legge 648/96 per il trattamento della Sindrome di Cushing di origine paraneoplastica. Il mifepristone è uno steroide sintetico, un inibitore del progesterone, ormone necessario in gravidanza perchè responsabile dello sviluppo embrionale. La pillola abortiva, grazie a questo principio attivo, provoca un’interruzione della sintesi di progesterone e il conseguente distacco della placenta, nonchè contrazioni indotte dalla prostaglandina, farmaco con cui il mifepristone è spesso combinato. L’assorbimento avviene entro le 18-20 ore dall’assunzione orale, lo stesso principio viene utilizzato, sempre in ambito ginecologico, per la pillola del giorno dopo, come contraccettivo orale, nel trattamento dell’endometriosi e di alcuni tumori. Non mancano tuttavia altre connessioni con altri tipi d’aborto, il mifepristone è utilizzato, infatti, per favorire la dilatazione cervicale prima di un aborto chirurgico e durante gli aborti terapeutici su feti morti. Assumere una molecola come questa può portare una serie di effetti collaterali, come evince dal Bollettino di Informazione sui Farmaci ANNO XIV – N. 4 2007: -nausea (34-72%), -vomito (12-41%) -diarrea (3-26%) Raramente si verificano effetti collaterali gravi: – febbre e vertigini – sanguinamento importante con necessità di emostasi chirurgica (0,36-0,71%) -necessità di trasfusione (0,08-0,26%) -infezione uterina (0,01-0,21%) Al mondo si sono verificate alcune morti per complicanze a seguito della somministrazione del farmaco, su questo punto rimangono ancora molte perplessità , come dichiarato “l’agente infettivo identificato come responsabile delle sepsi è il Clostridium sordellii, batterio anaerobio gram-positivo, infrequente patogeno per l’uomo e raro nel tratto genitale. È stato ascritto al mifepristone un ruolo nella setticemia da Clostridium sordellii, mediato dagli effetti del farmaco su cortisolo e citochine”; sono diverse le persone che fanno di questi episodi la spada di battaglia per evitare l’aborto chimico. Secondo quanto riportato sul Bollettino di Informazione sui Farmaci ANNO XIV – N. 4 2007 “L’organizzazione statunitense Planned Parenthood Federation of America ha pubblicato i dati relativi all’utilizzo nella pratica clinica del mifepristone 200 mg/misoprostol 800 mcg per più di 95.000 interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) tra il 2001 e il 2004: poco più di 2 donne su 1000 (IC 95% 1,9-2,5) sono andate incontro a complicanze (sanguinamento importante la più frequente) tali da rendere necessario un trattamento in ospedale, a fronte di una evidenza di fallimento del metodo nel 3,5 per 1000 dei casi (IC 95% 3,1-3,9). Si stima inoltre una mortalità materna dell’1,1 per 100.000 (IC 95% 0,3-5,9), sulla base di uno shock settico con esito fatale.” La necessità di scoprire effetti collaterali a lungo termine ha portato a condurre degli studi sugli animali per evidenziare eventuali carcinogenesi e teratogenesi, per quanto riguarda i primi casi, l’uso di mifepristone può aumentare il rischio di cancro epatico, nel secondo caso generamente non si sono verificate deformazioni fetali importanti tranne nei conigli. Pare quindi che l’effetto della molecola sull’utero sia momentaneo e strettamente collegato alla sua azione terapeutica o abortiva. Nello specifico il trattamento per l’aborto farmacologico è dato dall’associazione dei due principi mifepristone/misoprostol, “Tale associazione è stata inserita nell’elenco dei farmaci essenziali per la salute riproduttiva, prodotto nel marzo del 2006 dall’OMS.” Le dosi di somministrazione sono legate alle fasi della gravidanza, nello specifico l’OMS raccomanda 200 mg di mifepristone orale seguiti, a distanza di 36-48 ore da: 1,0 mg di gemeprost vaginale o 800 mcg di misoprostol vaginale o 400 mcg di misoprostol orale fino alla 7a settimana gestazionale, in questa maniera la gravidanza dovrebbe interrompersi entro la 9° settimana, se il trattamento viene effettuato in tempi successivi la sua efficacia risulta essere piuttosto ridotta. Per saperne di più
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