Al grande pubblico è nota per il suo lato oscuro: Eritropietina, nome in codice Epo, è uno degli strumenti di doping più inflazionato nel mondo del ciclismo. Continuamente al centro di scandali per il suo uso improprio, oggi gli scienziati sono interessati a questo farmaco per i possibili benefici che potrebbero trarne i pazienti affetti da malattia del motoneurone, o meglio conosciuta come Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA). Alcuni risultati incoraggianti in questo senso arrivano dall’istituto neurologico Carlo Besta di Milano che ha ottenuto da un mini-studio, pubblicato sulla rivista Als (Amyotrophic lateral sclerosis), alcune interessanti indicazioni preliminari che meritano di essere approfondite. “L’eritropoietina, fattore di crescita utilizzato nella pratica clinica per curare l’anemia, potrebbe avere un effetto neuroprotettivo nei malati di Sla”, spiega lo scienziato che ha avuto l’intuizione e ha guidato lo studio preliminare, Giuseppe Lauria, dell’Unità operativa malattie neuromuscolari e neuroimmunologia del l’Istituto Besta. Queste proprietà del farmaco si potrebbero tradurre in una migliore sopravvivenza e funzione delle cellule neuronali, come già dimostrato nelle neuropatie causate da diabete e da farmaci neurotossici come gli antineoplastici. Questa l’ipotesi su cui il Besta intende continuare a lavorare. “Abbiamo in cantiere uno studio multicentrico che coinvolgerà 150 pazienti”, spiega Lauria. Ed è già scattata la caccia ai fondi. La nuova ricerca, infatti, richiede un finanziamento che si aggira intorno al milione di euro e l’istituto può mettere sul piatto il 60% dei fondi necessari. “Dobbiamo capire se i risultati ottenuti con lo studio preliminare, condotto su piccoli numeri, non siano solo frutto di casualità “, avverte Lauria. Lo studio pilota ha coinvolto 23 pazienti, 12 dei quali trattati con eritropoietina in aggiunta al riluzolo (farmaco sperimentato 20 anni fa e oggi il solo indicato per i pazienti affetti da Sla), e 11 unicamente con riluzolo. Dopo due anni si è osservato che la terapia, somministrata per la prima volta così a lungo a pazienti non anemici, non ha causato effetti collaterali gravi. Nel gruppo dei malati trattati solo con riluzolo 8 su 11 sono morti o hanno avuto un peggioramento tale da richiedere la tracheotomia. Nel gruppo dei pazienti sottoposti a Epo, invece, questo numero è sceso a 4 su 12. Una differenza che impone uno studio clinico più ampio. Questi i primi risultati piuttosto incoraggianti.
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