Un’innovativa tecnica per il ringiovanimento cutaneo, mutuata dall’ingegneria dei tessuti, è stata presentata oggi al 57° Congresso Nazionale di Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica in corso a Napoli. La nuova frontiera della medicina estetica, messa a punto da Bioscience Institute, in collaborazione con importanti centri di ricerca universitari italiani, consiste nel crioconservare le cellule della propria pelle, quando sono ancora giovani e attive, per poterle utilizzare alla comparsa dei primi segni di invecchiamento. Lo studio clinico, condotto dal gruppo di ricerca del dermatologo Roberta Lovreglio, ha dimostrato la validità dell’utilizzo di fibroblasti autologhi crioconservati. Esami istologici effettuati sui pazienti trattati hanno, infatti, confermato l’effettivo ringiovanimento cutaneo. Un ulteriore importante risultato scientifico conseguito dal Bioscience Institute, il polo biotecnologico di San Marino dedicato alla ricerca scientifica e alle applicazioni cliniche delle cellule staminali, specializzato nella crioconservazione autologa di cellule staminali da cordone ombelicale, liquido amniotico, tessuto adiposo ed epiteliale. Si tratta di una metodologia che utilizza la naturale capacità dei fibroblasti, le cellule che concorrono al mantenimento di una pelle sana, compatta ed elastica, di produrre collagene ed elastina. A causa dell’invecchiamento la vitalità di queste cellule si riduce progressivamente e, quindi, diminuisce la disponibilità di collagene ed elastina presente nella cute, con il risultato che la pelle appare più sottile e meno tonica. Coltivare in vitro i fibroblasti estratti da un piccolo campione di cute prelevato dal paziente, permette di disporre in poco tempo di un elevato numero di cellule attive e vitali. Di queste, una parte può essere impiantata subito, per aumentare la produzione di collagene della pelle, e una parte destinata alla crioconservazione per futuri ulteriori interventi di ringiovanimento cutaneo. La vera novità sta proprio nella possibilità di congelare i fibroblasti bloccandone l’età biologica, che è quella corrispondente al momento in cui viene effettuato il prelievo di cute. “Conservare cellule sane prelevate in un’età antecedente a quella in cui verranno impiegate, permette di disporre di fibroblasti con caratteristiche di vitalità e capacità riproduttiva più elevate rispetto all’età biologica del paziente”, ha dichiarato Nicolò Scuderi, direttore del dipartimento di chirurgia plastica e ricostruttiva dell’Università La Sapienza di Roma. La procedura è semplice e sicura: il medico, in ambulatorio, effettua un piccolissimo prelievo di cute (3mm2) da dietro l’orecchio e lo invia presso i laboratori del Bioscience Institute. Nella cell factory di San Marino vengono estratti i fibroblasti e conservati in azoto liquido a – 198°C per numerosi anni. Per i successivi interventi di ringiovanimento cutaneo, le cellule crioconservate potranno essere amplificate innumerevoli volte e, in pochi giorni, raggiungere un’altissima concentrazione. I fibroblasti, una volta arricchiti di vitamine, aminoacidi, minerali, acidi nucleici e coenzimi, sono pronti per essere iniettati nelle zone cutanee da trattare. L’utilizzo di cellule autologhe, ossia prelevate dal paziente stesso, esclude il pericoli di rigetto che possono verificarsi con prodotti o filler sintetici. Inoltre, i test di sterilità , effettuati prima dell’impianto, evitano ogni rischio di infezione e “l’utilizzo di aghi di solo 2 mm di lunghezza limita notevolmente la formazione di ecchimosi ed eritemi”, ha aggiunto Roberta Lovreglio. Il risultato della terapia è una significativa riduzione delle rughe, ottenuta in modo assolutamente naturale e senza modificare l’espressione del viso. Inoltre, la nuova tecnica, dagli altissimi contenuti biotecnologici, è totalmente indolore e permette di tornare alle normali attività quotidiane subito dopo il trattamento. Secondo Nicolò Scuderi, “la capacità di queste cellule di produrre collagene permette la loro utilizzazione anche come filler o come rivitalizzante, con in più la possibilità di effettuare trattamenti estetici in maniera illimitata a distanza di anni e senza rischio di rigetto. Inoltre, il plus valore di questa tecnica è costituito dalla possibilità di adoperare queste cellule anche per fini terapeutici, ad esempio in caso di ulcere cutanee, e per tutta una serie di utilizzazioni che non sono ancora passate alla fase clinica ma su cui sono in atto ricerche e sperimentazioni”. I vantaggi quindi sono riassumibili in:
- L’uso autologo di ï¬broblasti esclude qualsiasi rischio di rigetto o infezione
- I trattamenti possono essere reiterati dopo svariati anni attraverso la coltura delle cellule ottenute con la prima biopsia
- I trattamenti sono ottimamente tollerati dai pazienti
- Il ritorno alle normali attività quotidiane è immediato
- L’uso autologo delle cellule garantisce l’assoluta naturalezza dei risultati
- Il substrato cellulare che viene a prodursi ottimizza le tecniche chirurgiche che impegnano in modo particolare la cute
- Non esiste alcun prodotto sintetico che può sostituirsi all’uso autologo di ï¬ broblasti espansi
- La metodica è di altissimo contenuto biotecnologico
- I ï¬ broblasti conservati possono essere impiegati nella terapia di ulcere e ustioni
- L’efï¬ cacia delle applicazioni cliniche dei ï¬ broblasti è ampiamente dimostrata in letteratura
- Il congelamento ferma l’età biologica dei ï¬ broblasti conservati
- La conservazioni e le eventuali applicazioni sono accessibili a tutti
[foto e maggiori informazioni]
Potrebbe interessarti
Cellule staminali della placenta: una miniera inutilizzata
La placenta, secondo le ultimissime ricerche, risulta più ricca di cellule staminali rispetto al sangue del cordone ombelicale, tuttavia nella maggioranza dei parti viene eliminata senza poter attingere a quella riserva così preziosa per la ricerca e per le terapie. L’equipe dell’Ospedale Pediatrico di Oackland, in California, ha scoperto nel 2009 che la placenta contiene… Continua a leggere Cellule staminali della placenta: una miniera inutilizzata
Riparazione del midollo spinale
Nel sangue esistono cellule in grado di riparare, o per lo meno di limitare, i danni di un trauma al midollo spinale. La scoperta, pubblicata su Plos Medicine e per ora dimostrata solo sui topi, arriva dai ricercatori del Weizmann Institute of Science di Rehovot in Israele e dell’Istituto Scientifico Universitario San Raffaele di Milano.… Continua a leggere Riparazione del midollo spinale
La terapia contro il cancro che viene dalle nostre cellule
La nuova speranza nella terapia contro il cancro viene dalle nostre stesse cellule e si chiama Par-4. In uno studio pubblicato da Cell, ricercatori dell’Università del Kentucky, guidati da Vivek Ragnekar, hanno dimostrato che questa proteina può uccidere le cellule cancerose senza danneggiare quelle sane. L’attività antitumorale di Par-4 era già nota, ma fino ad… Continua a leggere La terapia contro il cancro che viene dalle nostre cellule
Nanoparticelle contro le cellule tumorali
In alternativa ai farmaci per il cancro usati fino ad oggi, che colpiscono indiscriminatamente sia le cellule sane sia le cellule malate, un gruppo di ricercatori australiani ha messo appunto delle nanoparticelle per somministrare gli agenti terapeutici esclusivamente alle cellule cancerose. La nuova tecnica, sperimentata sui topi e pubblicata sulla rivista Nature Biotechnology, sfrutta delle… Continua a leggere Nanoparticelle contro le cellule tumorali