Uno degli aspetti che rendono il cancro una malattia estremamente debilitante è la presenza di forti dolori che, spesso, non possono essere alleviati con le cure a disposizione. Appaiono, quindi, molto interessanti i risultati della ricerca condotta all’Istituto di Farmacologia dell’Università di Heidelberg, dove i ricercatori del gruppo di Rohini Kuner hanno identificato due molecole prodotte dai tumori responsabili della maggiore sensibilità delle cellule nervose che è alla base di questo dolore e, allo stesso tempo, sono riusciti a bloccarne l’azione, riducendo tale sensibilità . Il dolore è il sintomo più frequente dei tumori, riscontrabile nel 30-40% dei casi. La sua origine è da attribuire sia alla presenza stessa del cancro, che cresce e si insinua nei tessuti circostanti, sia a complicazioni della terapia antitumorale e delle condizioni cui è obbligato il paziente (si pensi alle piaghe da decubito che si formano quando si è costretti immobili a letto). Questo dolore non causa solamente un disagio fisico, ma anche psicologico; perciò il suo trattamento è indispensabile per migliorare la qualità di vita del malato, soprattutto nelle fasi finali della patologia. Attualemente la terapia è di tipo farmacologico e prevede di sommministrare come primo rimedio i FANS (Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei); quando questi non sono più sufficienti a controllare il dolore si passa all’utilizzo degli oppioidi minori e, in situazioni ancora più gravi, degli oppiodi maggiori, anche associati a FANS o ad altri farmaci, come gli antidepressivi triciclici, che possono contribuire al miglioramento dei sintomi. Nel lavoro pubblicato dalla rivista Nature Medicine, Kuner e colleghi hanno utilizzato i topi come organismo modello per identificare due fattori di crescita rilasciati dai tumori ed hanno osservato che questi, oltre a promuovere lo sviluppo del cancro, rendono le cellule nervose poste nelle immediate vicinanze più sensibili alla pressione. Questo dato correla con l’esperienza riportata dai pazienti affetti da cancro, che descrivono di provare intensi dolori non appena la parte colpita dal tumore viene toccata. Inoltre, i ricercatori sono riusciti ad inattivare queste molecole iniettando nei topi degli anticorpi che hanno, da un lato, bloccato la crescita del tumore e, dall’altro, diminuito la sensibilità delle cellule nervose. In Italia i derivati dell’oppio, il cui capostipite è la morfina, trovano ancora alcuni ostacoli al loro utilizzo, a causa di alcuni timori riguardanti l’insorgenza di fenomeni di tolleranza (che porta a dover aumentare la quantità di farmaco necessaria per poter alleviare il dolore) e di dipendenza fisica (che causa sintomi da astinenza da oppioidi quando la somministrazione viene interrotta) e di altri effetti collaterali. La possibilità di alleviare il dolore iniettando gli anticorpi utilizzati dai ricercatori di Heidelberg rappresenterebbe un’alternativa efficace; risulta, quindi, indispensabile proseguire negli studi per verificare che questi anticorpi siano utilizzabili anche nell’uomo. Fonte: Matthias Schweizerhof, Sebastian Stà¶sser, Martina Kurejova, Christian Njoo, Vijayan Gangadharan, Nitin Agarwal, Martin Schmelz, Kiran Kumar Bali, Christoph W. Michalski, Stefan Brugger, Anthony Dickenson, Donald A. Simone, and Rohini Kuner, Hematopoietic colony stimulating factors mediate tumor-nerve interactions and bone cancer pain, Nature Medicine 2009, Published online: 07 June 2009, doi:10.1038/nm.1976
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