Secondo un recente studio, cinque o più portate di pesce a settimana portano ad un sistematico aumento del rischio di fibrillazione atriale. Questo è il risultato di una ricerca condotta su un campione di oltre 17.000 uomini. A riscontrare questo problema è stato Anthony Aizer della New York University: la motivazione risiede soprattutto nell’aumento di acido grasso Omega-3 nel corpo. Come da lui affermato, il messaggio che questo studio si prefigge non è quello di far smettere il consumo di pesce, semplicemente di considerare come confermati i rischi derivanti da un uso eccessivo di questa pietanza. Non è necessario stravolgere il proprio stile di vita e le proprie abitudini alimentari, è utile invece seguire una dieta variegata. Questo studio, in buona sostanza, contraddice quanto detto dal Cardiovascular Healthy Study, che aveva riscontrato una riduzione del rischio di fibrillazioni atriali in 4815 casi di persone sopra i 65, facenti regolare uso di pesce. Il Dr. Aizer, in ogni caso, scagiona i precedenti test dall’essere “errati”: la motivazione alla base di così opposti risultati è da ricercarsi nella diversità dei target scelti, sia come età che come background medico (gli omega-3 negli individui più anziani possono addirittura avere effetti antifibrillatori, mentre nei giovani sarebbero pro-fibrillatori).
[via medpagetoday]
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