[Sopra un globulo bianco (t-cell), evidenziato in arancione, mentre aggredisce una cellula tumorale – foto del dott. Andrejs Liepins (Science Photo Library)] I dati dell’OMS parlano chiaro: trend di crescita mondiale, che supera il 5 per cento all’anno con un’incidenza di 10à·18 nuovi casi ogni 100.000 abitanti. I dati sono stati diffusi oggi a Genova nel corso di un meeting cui hanno partecipato oltre 250 tra i maggiori esperti italiani di ematologia per fare il punto sulle novità della ricerca e della terapia. I linfomi si dividono in due categorie: linfomi di Hogdkin e linfomi Non-Hodgkin. Quest’ultimo tipo, il più diffuso, è attualmente al quarto posto tra tutti i tumori. Solo in Italia si stima che i linfomi Non-Hodgkin (tumori maligni del tessuto linfatico) avranno un incremento annuale di 12.000 nuovi casi, e tra vent’anni sarà al primo posto della classifica della patologie tumorali più diffuse. La diagnosi si effettua generalmente su esami di laboratorio, dove oltre all’esame del sangue e l’elettroforesi delle proteine, in cui si rivela un picco di gammaglobuline, per l’aumento degli anticorpi prodotti dal clone linfocitario B iperproliferante (nei linfomi B), si effettua un esame istologico del tessuto e una PET. La prognosi e l’evoluzione della malattia dipende fortemente dalla variante tipica, e dal singolo caso clinico, oltre che dallo stadio di evoluzione della malattia. L’attività di ricerca sui farmaci per curare questa patologia continua senza sosta: la svolta nella terapia delle malattie ematologiche è arrivata con i farmaci biologici ovvero farmaci immunosopressivi sviluppati con gli anticorpi monoclonali, ovvero provenienti da un’unica cellula immunitaria e quindi monospecifici in grado di colpire con precisione solo le cellule malate senza danneggiare quelle sane.
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