Il sangue immagazzinato per le trasfusioni perde un gas vitale

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Il sangue immagazzinato nelle sacche pronto per le trasfusioni perde un gas vitale per il trasferimento di ossigeno dal sangue. Questa nuova scoperta potrebbe spiegare il perché di una percentuale significativamente elevate di persone morte dopo aver ricevuto una trasfusione di sangue. Per molti anni i ricercatori hanno studiato il motivo per cui molte persone dopo aver ricevuto una trasfusione appaiono pallide o quasi malate e in una certa percentuale anche morte. Il rischio è abbastanza elevato: circa 3 persone su 4, come ha evidenziato il professor Jonathan Stamler del reparto di medicina della Duke University. Andando ad analizzare il sangue contenuto nelle sacche e si è osservata una concentrazione molto bassa rispetto al normale di ossido di azoto (NO, impropriamente chiamato ossido nitrico), componente importante contenuta all’interno dei globuli rossi che facilita il trasporto di ossigeno ai tessuti. L’ossido di azoto è infatti un neurotrasmettitore, che agisce sulla muscolatura liscia dei vasi sanguigni provocandone la dilatazione. Lo studio ha valutato il contenuto di ossido di azoto legato all’emoglobina nel sangue di maiali, riscontrando che le concentrazioni di S-nitrosoemoglobina calano del 70% già  al primo giorno dopo il prelievo, e dell’83% dopo una settimana. Jonathan Stamler ha poi notato che il sangue con globuli rossi privi di ossido di azoto, ha effetti deleteri sul cuore degli animali, causando una sostanziale riduzione del flusso ematico, ma la perfusione cardiaca aumenta infondendo nuovamente ossido di azoto ai globuli rossi. Questo implica che la perdita dell’ossido è facilmente risolvibile reintroducendo durante la trasfusione la sostanza nel sangue conservato. Le analisi stanno proseguendo alla ricerca di altre sostanze volatili -magari fondamentali- che si perdono durante il procedimento di conservazione.

Publicato: 2007-10-10Da: Marketing

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