L’altro giorno mi ha scritto il signor Cesare N. una mail su una situazione poco piacevole che lo coinvolge.
Ecco cosa ci ha segnalato:
Nel mio paese in provincia di Milano, che per motivi di privacy non voglio rivelare, il mio medico di base come ogni anno dalla seconda settimana di dicembre prende e se ne va in vacanza. Suppongo che se ne vada a sciare sulle nostre belle montagne, ma a me poco cambia visto che la malattia non se ne va con lui. Anzi, i miei problemi si acuiscono.
Quando se ne va in vacanza, una segreteria telefonica avverte di rivolgersi a un altro medico del mio paese e fin qui tutto bene, il problema -a mio avviso grave- è che non si vuole o non può prendersi responsabilità . Per questo farsi prescrivere un farmaco diventa un’impresa: faccio presente che sono stato operato diverse volte al cuore e assumo più farmaci diverse volte al giorno.
La dottoressa di “supplenza” ad ogni farmaco storce il naso e intavola una discussione per non prescrivermelo senza aver fatto tutti gli esami (ovvero almeno una settimana di lavoro persa) che lei ritiene opportuni. Inoltre, spesso tenta di cambiarmi completamente la terapia con una -secondo lei- più adatta.
Tutta questa faccenda a me crea un forte stress e la domanda che vorrei porre a tutti è la seguente: “È possibile che tutti gli anni il mio medico di base parta e tenga chiuso lo studio per ben tre settimane consecutive? E se sì, non può delegare un medico a far le ricette per i propri pazienti in modo da avere una continuità della terapia senza creare tutti questi disagi?”
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