Apro questo articolo con le parole della mia professoressa riguardanti l’epilessia: «L’epilessia è una patologia cronica che può colpire in qualsiasi momento della vita, anche se le manifestazioni più frequenti sono in età infantile e negli anziani, che richiedono accuratezza diagnostica e terapie adeguate». Questo è quanto ha spiegato la professoressa Maria Paola Canevini, neurologa del San Paolo di Milano ai microfoni del La Stampa.
Un esercito di oltre 400 mila persone, cui ogni anno se ne aggiungono circa altre 20 mila. Sono i pazienti epilettici, affetti da quella che rimane ancora oggi una patologia sommersa e carica di pregiudizi, un disturbo del sistema nervoso centrale caratterizzato da crisi improvvise. L’origine di queste crisi risiede nell’attività elettrica anomala delle cellule nervose, i neuroni, che producono le scariche cosiddette epilettiche.
I maggiori esperti di questa patologia si sono dati appuntamento al simposio I-KARE 2008: La gestione del paziente con epilessia di nuova diagnosi. Un importante contributo arriva dagli incentivi forniti dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti per lo sviluppo di nuove terapie per le malattie rare, che hanno spinto diverse aziende farmaceutiche a investire risorse nello sviluppo di nuove cure contro le forme più serie di epilessia.
Ovviamente, l’obiettivo della terapia antiepilettica è mirato alla cessazione dell’insorgere delle crisi, limitando così il numero di eventi scatenanti. Si sta aprendo uno scenario nuovo in cui, prima di iniziare una cura, tramite alcuni test si potrà avere una compliance del farmaco più adeguato.
Oggi, grazie ai farmaci antiepilettici, che agiscono limitando l’attività elettrica delle cellule nervose, è possibile migliorare le condizioni di vita in una percentuale sempre maggiore di pazienti, circa il 70% sia di adulti che di bambini. Tra questi, particolare attenzione va posta agli antiepilettici di seconda generazione che offrono migliore tollerabilità , efficacia su uno spettro più ampio di sindromi epilettiche e un numero ridotto di interazioni con altri farmaci.
Oggi, inoltre, viene in aiuto anche la terapia chirurgica nei confronti dei focolai epilettogeni, in quei pazienti, cosiddetti farmacoresistenti, dove la terapia farmacologica non è in grado di bloccare o limitare la crisi.
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