Un domani sarà possibile trapiantare cuori “nuovi”, nuovi perché creati in laboratorio con sofisticate tecniche, la sperimentazione è avvenuta ancora una volta sugli animali. La dottoressa Doris Taylor, memore del trapianto di valvole cardiache suine nell’uomo, ha ipotizzato che lo stesso processo di decellurarizzazione, potesse essere applicato anche al cuore. Nel dettaglio: Quando si esegue un trapianto le possibilità di rigetto sono molto elevate, nel caso delle valvole cardiache si è eseguito un processo particolare che ha permesso di privare la valvola di alcune cellule e di conservarne intatta la struttura. Lo stesso procedimento è stato applicato su un cuore di ratto, il cuore ormai fermo è stato immerso in una soluzione salina di sodio dodecil fosfato, questa sostanza ha pian piano denaturato alcune proteine cellulari e nel giro di 12 ore le cellule del ratto erano scomparse, era rimasta solo la struttura cardiaca di materia extra cellulare, il cuore era diventato bianco e immobile. Nella struttura sono state iniettate delle cellule provenienti dai tessuti arteriosi e cardiaci di un ratto neonato e il tutto è stato immerso in un terreno di coltura. Qui le cellule del neonato si comportano come le cellule embrionali, i miociti nell’embrione iniziano immeditamente a pulsare e pian piano si aggregano fino a formare il tessuto cardiaco che pulsa anche se in maniera aritmica. Dopo 4 giorni il cuore ha eseguito una pulsazione, nonostante tutto sono state necessarie piccole quantità di sangue iniettato volta per volta e piccole scariche elettriche generate da un pace-maker, per stimolare l’attività cardiata, dopo 8 giorni il cuore aveva iniziato a pulsare ritmicamente ed era in grado di pompare una piccola quantità di sangue. La cosa sorprendente è che le cellule cardiache si erano avviate alla “specializzazione”, andando a posizionarsi in diverse zone del cuore per ricostruire sulla struttura del cuore del ratto un cuore vero e proprio funzionante. L’esperimento dimostra che la struttura extracellulare conserva le informazioni e che le cellule sono in grado di riorganizzarsi. Il cuore è stato poi trapiantato in ratti vivi, che non hanno avuto problemi di rigetto e che hanno creato una rete di vasi sanguigni adatta ad ospitare il nuovo cuore. La sperimentazione sull’uomo è molto lontana, per ora si sta tentando lo stesso esperimento sui maiali, che hanno una struttura anatomica particolarmente affine a quella umana. Tuttavia il problema fondamentale sarebbe non tanto trovare una struttura cardiaca, ma trovare delle cellule compatibili con quelle del futuro trapiantato, nell’uomo infatti la possibilità di rigetto è fortemente accentuata, si dovrebbe indagare quindi sull’effettiva possibilità di inserire nella struttura extracellulare cellule muscolari che pare siano in grado di convertersi in cardiomiociti. Per ora il risultato è molto lontano, occorreono numerosi esperimenti e non ci resta che attendere, certo questo sarebbe un grande passo avanti sul fronte dell’ingegneria biomedica. [fonte Focus marzo 2008 | foto wellcome]
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