L’uso delle bevande alcoliche ha origini molto antiche: è probabile che già nella preistoria fosse diffuso il consumo di succhi ottenuti dalla fermentazione dei frutti ed è certo che gli antichi Egizi consumassero vino e birra. Allo stesso modo, gli effetti negativi che l’alcol esercita sul nostro organismo a livello di diversi organi, primi fra tutti fegato e cervello, sono noti da tempo; già Shakespeare ne ha dato una descrizione: “Provoca il desiderio, ma compromette la prestazione”. Oggi uno studio pubblicato da Nature Neuroscience rivela le basi molecolari dell’azione degli alcolici a livello cerebrale, identificando nella proteina GIRK il bersaglio della sua attività . La falsa sensazione di benessere fisico e mentale data dall’alcol, caratterizzata da rilassatezza e fiducia in se stessi, è, in realtà , associata a gravi danni agli organi interni (fegato, arterie, reni e stomaco) e, soprattutto, al sistema nervoso centrale. Gli alcolici pregiudicano la capacità di concentrazione e di giudizio e causano perdite di memoria, irritabiltà , allucinazioni, tremori e tendenza al suicidio. Inoltre, la dipendenza da alcol ha basi genetiche molto complesse che fanno sì che i figli degli alcolizzati conservino la tendenza a bere e, spesso, sviluppino gravi patologie, come l’epilessia. La sostanza intossicante responsabile di questi effetti è l’etanolo, una molecola che altera la comunicazione fra le cellule nervose; una delle ipotesi formulate in passato prevedeva che esso agisse interagendo direttamente con delle proteine presenti sulla membrana esterna dei neuroni, ma fino ad oggi nessuno ne aveva dato la dimostrazione. Ora il gruppo di ricerca di Paul Slesinger, professore associato al Salk Institute di La Jolla (California), ha rivelato che l’alcol interagisce direttamente con i canali GIRK (G-protein-activated inwardly rectifying potassium channel). Questi ultimi sono delle proteine localizzate sulla superficie delle cellule nervose che agiscono come dei cancelli, regolando il passaggio di ioni; la loro apertura provoca la fuoriuscita di potassio e ha come conseguenza una sorta di corto circuito che smorza il segnale nervoso. Allo stesso modo, l’alcol provoca l’apertura di questi canali legandosi a una loro porzione, simile al sito cui si lega nell’alcol deidrogenasi, l’enzima che degrada l’etanolo introdotto nell’organismo. Secondo Prafulla Aryal, coautore del lavoro, “l’alcol dirotta il meccanismo di attivazione intrinseco dei canali GIRK e stabilizza l’apertura del canale”; Slesinger aggiunge che “l’alcol potrebbe riuscire in questo lubrificando l’ingranaggio di attivazione del canale”. La conseguenza principale sarebbe la diminuzione dell’attività delle cellule nervose. I ricercatori californiani hanno dimostrato che cambiare la sequenza di aminoacidi che costituiscono questa porzione delle proteine GIRK impedisce all’alcol di attivarle; inoltre hanno osservato che in assenza di questa interazione viene alterata la cascata di reazioni biochimiche che vengono normalmente innescate nella cellula nervosa all’apertura di tali canali. Insomma, le proteine GIRK avrebbero un ruolo fondamentale nelle risposte all’alcol e, quindi, potrebbero costituire il bersaglio ottimale di nuove terapie contro l’alcolismo. Dato, poi, che questi canali svolgono anche funzioni fondamentali associate all’epilessia, tali cure potrebbero essere utilizzate anche per il trattamento di questa malattia, che, attualmente, viene combattuta con medicinali che hanno gravi effetti collaterali. Fonte: Prafulla Aryal, Hay Dvir, Senyon Choe & Paul A Slesinger, A discrete alcohol pocket involved in GIRK channel activation, Nat Neurosci, Published online: 28 June 2009 | doi:10.1038/nn.2358
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