Trattare correttamente il cancro alla prostata è una corsa contro il tempo. Dal momento in cui il paziente avverte i primi sintomi la malattia si è già diffusa. In questo quadro le tecniche diagnostiche sono di fondamentale importanza: la TAC, i raggi-x e la risonanza magnetica funzionano bene, ma a causa dei costi elevati non possono diventare esami di routine e a volte non sono nemmeno abbastanza sensibili. L’idea del Fraunhofer Institute for Biomedical Technology IBMT è quella di impiegare un’alternativa meno costosa e più efficiente come l’ecografia a ultrasuoni. Il dispositivo messo a punto sfrutta una luce laser che riscalda il tessuto, espandendolo. Questo genera una pressione sotto forma di onda sonora, che si sparge attraverso il tessuto più o meno allo stesso modo degli ultrasuoni e inoltre è rilevata nello stesso senso. I ricercatori combinano così il contrasto di luce con la risoluzione spaziale del suono, mescolando i vantaggi di entrambi i sistemi. Per diagnosticare sempre più precocemente le cellule cancerogene, gli studiosi hanno impiegato un ulteriore mezzo di contrasto molto forte che differenzia maggiormente le cellule sane da quelle malate. Questo è reso possibile dall’inserimento di nanoparticelle di oro (dimensioni dell’ordine dei nanometri) che assorbono la luce laser infrarossa in modo superiore rispetto alle cellule. Alle particelle d’oro vengono poi attaccati degli anticorpi che si legano a una particolare proteina che è presenta in numero mille volte superiore nelle cellule cancerogene rispetto a quelle sane. In altre parole le cellule tumorali vengono evidenziate e, inoltre, sembra che ci sia la possibilità che andando a irradiare ulteriormente il tessuto con il laser, le particelle d’oro riscaldandosi più velocemente, proprio a causa del maggior assorbimento di energia, vadano a eliminare le cellule malate a cui sono legate. Se tutto ciò si dovesse confermare, già nei prossimi 2 3 anni potrebbero iniziare i test clinici.
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