Un gruppo di chimici dell’Università di Tsinghua a Beijing in Cina hanno studiato il legame tra le gocce d’acqua e le rose. Normalmente dell’acqua posta in verticale tende a scivolare e cadere dal supporto su cui era presente; questo non accade con i petali di rose. L’acqua, unita alla struttura particolare della superficie dei petali di questo fiore, viene letteralmente incollata nel posto in cui si trova. Uno studio approfondito ha rilevato la presenza di nanostrutture (“hierarchical micropapillae” e “nanofolds”), principali fautori di questo collante naturale. L’osservazione si è concretizzata in un esperimento che ha ricreato le strutture presenti in natura come una vera e propria fotocopia. Usando dell’alcool polivinile lasciato essiccare sul petalo di una rosa, si è ottenuta un esatto clone della superficie della rosa, che ha dimostrato le stesse proprietà di ritenzione: la membrana poteva trattenere gocce d’acqua tra i 3 e i 5 µl (microlitri), anche se capovolte sottosopra. L’utilità in campo medico di questa scoperta potrebbe riguardare il “lab on a chip”, quindi l’idea secondo cui si potrebbero costruire sensori molto complessi funzionanti con un unico integrato; questi chip potrebbero essere -ad esempio- in grado di mantenere una piccola quantità di liquido, senza disperderla o contaminarla. Sarebbe quindi un passo avanti anche per il drug delivery, la teoria secondo cui un farmaco va rilasciato solo nella sede in cui serve realmente. [via medgadget | foto radzio]
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