Sanità  italiana, pochi soldi spesi male

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«I dati sulla sanità , pubblicati lunedì dal gruppo di ricerca Ambrosetti, confermano le disfunzioni della spesa pubblica italiana sulle voci di “welfare e sanità ”, più volte denunciate dall’Associazione nazionale anziani e pensionati». Enzo Ciccarelli, presidente dell’Anap, l’associazione di Confartigianato che rappresenta oltre 230 mila anziani e pensionati, commenta le percentuali del Rapporto Meridiano Sanità , presentato ieri l’altro a Cernobbio da The European House-Ambrosetti. «Abbiamo ricevuto conferma – spiega ancora Ciccarelli – di ciò che il nostro Ufficio studi sottolinea da tempo: che l’Italia, tra tutti i paesi europei, occupa l’ultimo posto nella classifica della spesa per la sanità . Solo l’8,7% del Pil, di cui 2,1% è destinato alla sanità  privata. Questa bassa posizione in classifica, apprendiamo, comporta che ogni cittadino italiano ha a disposizione 447 euro in meno da spendere in sanità , rispetto alla media degli altri cittadini comunitari». Il Rapporto “Sanità ” di Cernobbio rileva inoltre una forte sproporzione, nella spesa del welfare, tra le risorse destinate al sistema previdenziale (che si attestano a quota 65,9%) rispetto a quelle destinate al sistema sanitario, che rappresentano solo il 26,1% del totale. «Questi dati – prosegue il presidente Ciccarelli – ci rafforzano nel proseguire la nostra battaglia contro gli sprechi della sanità . La divaricazione “spesa pensionistica-spesa sanitaria” è infatti destinata a crescere ulteriormente, se si confermeranno le proiezioni Ocse del 2010, che prevedono per il nostro Paese un primato, addirittura mondiale, nel rapporto tra il numero degli over 65 e la forza lavoro: rapporto che si attesta sul 48,5%. La nostra ricetta è di rafforzare le procedure di controllo dei costi di Asl e aziende ospedaliere. Basti dire che nel 2004 i bambini nati in Italia sono stati 562.599, il 37,8% dei quali è nato con il parto cesareo, laddove l’Organizzazione mondiale della Sanità  raccomanda una percentuale del 15%. Naturalmente, il parto cesareo costa il 60,1% in più rispetto ad un parto naturale!». «Forti risparmi – ha concluso Ciccarelli – potrebbero derivare da un’efficiente informatizzazione del Sistema sanitario nazionale, che veda al centro dell’accesso ai servizi la funzione “filtrante” del medico di famiglia. Per risparmiare, ancora, sarebbe importante puntare sulla medicina predittiva e creare finalmente, in un Paese dove gli over 65 sono il 19,5% della popolazione totale, la figura del geriatra di base».

Publicato: 2009-11-12Da: Marketing

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