I ricercatori della Northwestern University hanno scoperto una nuova nanotecnologia basata sui nanodiamanti, in particolare la struttura purissima del carbonio con ibridizzazione sp3, in grado di trasportare farmaci chemioterapici direttamente alle cellule, senza gli effetti negativi associati al passaggio degli stessi nell’organismo. Questo studio rappresenta di fatto la prima dimostrazione pratica dell’uso dei nanodiamanti come nuova specie di nano-biomateriali per il trasporto di farmaci molto “forti” impiegati nella cura dei tumori, tubercolosi e infezioni virali. I nanodiamanti sarebbero infatti in grado di raggiungere l’obiettivo, ad esempio un tessuto tumorale, celando al resto del corpo il farmaco. Un altro vantaggio, emerso da una serie di studi genetici, è che i nanodiamanti non provocano l’infiammazione delle cellule una volta rilasciato il farmaco. Al contrario i mezzi di trasporto attuali causano infiammazione che predispone il paziente a sviluppare nuovamente il tumore. In pratica, quello che hanno fatto i ricercatori è di manipolare singolarmente ogni diamante delle dimensioni di 2 nanometri di diametro per realizzare poi un cluster di nanodiamanti di dimensioni comprese tra i 50 e 100 nanometri per facilitarne l’inserimento (tramite iniezione) nell’organismo. In questo senso i nanodiamanti fungono da carrier (vettore) per il farmaco, il quale viene fatto aderire con delle tecniche biochime alla superficie. Al momento i ricercatori hanno testato con successo i nanodiamanti solo in colture cellulari di macrofagi di topo e cellule umane del carcinoma colon-rettale. In questi casi il farmaco, collocato sulla superficie dei nanodiamanti, si è comportato come auspicato. Inoltre, per validare la teoria della biocompatibilità del biomateriale alcuni nanodiamanti non trattati sono stati posti in prossimità di cellule umane, le quali sono cresciute bene senza mostrare fenomeni di apoptosi, tossicità e infiammazione. [via nanowerk]
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